La primavera piovosa e il freddo hanno rovinato gli apicoltori
Le piogge ricorrenti con l’alternarsi di giornate fredde hanno sconvolto la vita negli 8.500 alveari degli 850 apicoltori veronesi. Le api sono rimaste nelle arnie a consumare le scorte lasciategli in autunno. Pioggia, freddo, nebbia, addirittura neve, hanno compromesso l’impollinazione degli alberi fruttiferi e la produzione dell’annata. «E’ una vera e propria catastrofe, il tempo pessimo ha bloccato le api nelle arnie. Alcune comunità sono morte di fame. La pioggia, intensa e frequente, ha fatto cadere dagli alberi i fiori dopo pochi giorni», dicono Giampaolo e Giovani Ossi, di Enolapi, commercianti di prodotti apistici. «Una nuova batosta dopo i neonicotinoidi. Solo in collina e mezza montagna la fioritura più tardiva concede ora qualche speranza di ripresa».
Concorda il tecnico apistico Matteo Villa, dalla sua fattoria biologica modello di Omanèr di Caprino, presidente dell’Associazione regionale apicoltori del Veneto di Verona: «Dopo un 2012 non felice ci ritroviamo in un 2013 di gran lunga peggiore. Avevamo buone premesse e grandi attese, un dato confermato anche dalla diminuita richiesta di nuclei sul mercato locale (circa un terzo rispetto al 2012). La pioggia ha impedito col freddo la bottinatura dai fiori di polline e nettare, compromettendo le scorte. Pregiudicati pure i raccolti dal tarassaco e dai millefiori primaverili. Le premesse per le aree collinari – dove la fioritura della robinia è ora in atto – faranno i conti con la battuta d’arresto arrecata delle basse temperature di tutta la primavera. Ci rimangono le fioritura dei tigli, dei castagni e delle ultime specie estive per poter risollevare le sorti del comparto». Per l’Associazione provinciale apicoltori, Santo Montagnana di Beccacivetta, «storico» pioniere attivissimo tra Villa Bartolomea, Legnago e del Delta del Po: «Quel poco che trovano al mattino, adesso le api se lo mangiano di sera. Nella Bassa non abbiamo fioriture dopo l’acacia e il tiglio, sono stati distrutti albereti e siepi. Per avere fiori melliferi bisogna seminarseli.
La stagione, compromessa dovunque, ci obbliga a nutrire le arnie con acqua e zucchero. Solo le fioriture di fine giugno in alta collina e montagna possono fornire ancora qualche raccolto. Sono in atto grandi migrazioni di sciami per la sovrappopolazione delle arnie, dovuta alla forzata convivenza al chiuso. Solo la passione può convincere gli apicoltori veronesi a perseverare. Una batosta irrimediabile».
(L’Arena)
B.FR.
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